La vita non si improvvisa e non si finisce mai di imparare; ogni giorno si presentano nuovi problemi da affrontare: il lavoro, la famiglia, i figli. .. Questi ci tengono sempre attenti, perché ne sentiamo la responsabilità e continuamente ci chiediamo: «E adesso, cosa devo fare?». Non è semplice dare una risposta a questa domanda, perché sappiamo bene che ogni scelta che facciamo comporta determinate conseguenze. Il «fare» è importante, ma non è tutto e non possiamo ridurre la vita solo ad un «fare», perché prima del «fare» viene la nostra vita.
Una pianta può «fare» tanti frutti, ma se non «è» buona, i frutti che fa non servono a nulla. Prima delle cose che facciamo, viene la nostra vita, «chi siamo; la dignità che deriva dall'essere uomini, dall'essere parte di un gruppo sociale così particolare come è la gente del «viaggio», dall'essere cristiani. Il nostro «fare» non può annullare la dignità che deriva dal nostro «essere», altrimenti ci squalifichiamo.
Il Battesimo che abbiamo ricevuto all'inizio della nostra vita ci ha dato la dignità di «essere» cristiani, figli di Dio, fratelli di Gesù e di tutti gli uomini, membri della Chiesa. Questa nostra dignità deve esprimersi e rendersi visibili nel «fare», nelle opere che compiamo: da quello che facciamo e come lo facciamo noi dimostriamo «chi» siamo. Anche Gesù ha richiamato che l'uomo è come un albero: lo si riconosce dai frutti che fa. La Cresima è il sacramento che ci dona la pienezza del dono dello Spirito Santo e ci rende responsabili di dimostrare (testimoniare) con il nostro «fare» che «siamo» cristiani. Gli Apostoli, san Paolo, i primi discepoli hanno viaggiato per tutta la vita, attraversando tutto il mondo allora conosciuto, da Gerusalemme a Roma, alla Spagna, all'India con il solo scopo di far conoscere, con il loro modo di vita e con la loro predicazione, che Gesù è il Salvatore di tutti gli uomini. La gente del «viaggio» dovrebbe sentire forte questa vocazione ad essere testimoni (dimostratori) dell'amore di Dio per l'uomo nei vari paesi e città che incontra. Il nostro lavoro, che cerca di portare festa nel cuore degli uomini, è già una testimonianza concreta, ma non basta: la festa non può essere solo spettacolo, ma deve essere profonda in noi, perché possa essere comunicata con verità. Non possiamo, quindi, essere portatori di festa solo per gli altri (i nostri clienti e spettatori), ma dobbiamo diventare operatori di festa - che nasce dalla pace - anche nel nostro ambiente, spesso inquinato dalla diffidenza, dall'egoismo, anche nelle nostre famiglie.
Il dono dello Spirito Santo, che abbiamo ricevuto nella Cresima, e che è tuttora vivo ed efficace nella misura in cui ci sforziamo di vivere nella fede e nell'amore di Gesù, ci aiuta anche a vivere da cristiani le nostre responsabilità familiari e sociali. Lo Spirito Santo è, inoltre, forza per aiutarci a scegliere da cristiani, quando sono in gioco valori morali, e a non farci condizionare da «quello che si dice», da quello che si urla e si svende come modo di essere «moderni», all'altezza dei tempi d'oggi, quando poi è solo una schiavitù del nostro egoismo, dei nostri istinti, che offende la nostra dignità di persone, di figli di Dio. Lo Spirito Santo è ancora un aiuto e sostegno a vivere e a testimoniare la fede cristiana nel dolore, davanti alla disgrazia, nella lotta contro le difficoltà, senza chiuderci nel buio della disperazione.
|